Il Rāmāyaṇa è tra i più importanti poemi epici della mitologia induista, gli studiosi ritengono che risalga a un periodo compreso tra il VII e il IV sec. a.C., e narra la storia di Rama, il settimo avatar del dio Vishnu.
Vishnu, insieme a Brahma e Shiva, è una delle tre divinità principali dell'induismo. In questa triade, nota come il trimurti hindu, ogni figura ha un ruolo specifico nell'ordine cosmico:
Brahma è il "Creatore", colui che ha dato origine all'universo e a tutto ciò che esiste.
Vishnu è il "Conservatore", colui che mantiene l'ordine cosmico manifestandosi periodicamente sulla Terra tramite diversi "avatar", ossia apparizioni in forma umana o altre forme con cui la divinità ristabilisce la legge divina.
Shiva è il "Distruttore" o "Trasformatore" dell'universo. Il suo ruolo è quello di distruggere l'antico ordine per consentire una nuova creazione. Anche Shiva ha molte forme e un’iconografia ricca, è anche considerato il Signore degli Yogi (il tempio di Shiva di Gharapuri a Mumbai è uno dei più emozionanti che abbia mai visitato, se ti interessa guarda qui).
Secondo il Ramayana, in un'epoca in cui il male e l'ingiustizia stavano crescendo indisturbate, Vishnu decise di incarnarsi come Rama per ristabilire il dharma, la legge divina.
Rama era il primogenito ed erede legittimo del re Daśaratha di Ayodhyā, il quale fu costretto suo malgrado a esiliarlo, per tenere fede a un impegno preso con sua moglie Kaikeyī, che voleva che suo figlio Bharata diventasse re al posto di Rama.
Rama trascorse quindi quattordici anni in esilio nella foresta Dandaka, insieme all'amata moglie Sita e al fedele fratello Laksmana.
In questa foresta, Rama e Laksmana incontrarono per la prima volta i Vanaras, una razza di scimmie agilissime e molto intelligenti. Tra loro, il più noto per forza e velocità era Hanuman, figlio del dio del vento Vāyu.
Hanuman divenne il più leale compagno di Rāma. Quando Sita fu rapita dal demonio Ravana, Rama fu devastato e si mise alla ricerca della moglie dell'amico. I Vanaras si offrirono di aiutarlo nella sua ricerca.
Hanuman si avventurò fino alla punta meridionale dell'India, ma quando vide il mare davanti a lui, si rese conto che doveva attraversare l'oceano per trovare Sita. Non aveva alcuna imbarcazione, ma la sua devozione a Rama lo spinse a tentare l'impossibile - ed è questo il messaggio di importanza etica nella mitologia induista.
Seduto sulla riva del mare, pregò il dio del vento, suo padre, poi prese una gran rincorsa e saltò verso l'orizzonte con una spaccata che gli permise di attraversare l'oceano, mantenendo un piede sul continente indiano e raggiungendo, con l'altro, l'isola di Lanka, dove trovò Sita rinchiusa nel giardino del palazzo reale.
Grazie a Hanuman, Rama potè organizzare una battaglia in cui sconfisse Ravana, liberò Sita e ripristinò l'ordine sulla terra.
Questa storia me l'ha raccontata per la prima volta Elena Bussolati, una delle mie insegnanti di yoga al centro di Milano Lotus Pocus, più di dieci anni fa, durante una pratica dedicata alla spaccata. Il nome sanscrito della spaccata sagittale nello yoga è infatti Hanumanasana, letteralmente "La Posizione del Signore delle Scimmie".
Oggi, su quell’isola a Sud dell’India dove Hanuman fece quel coraggiosissimo passo posso dire di averci messo piede anche io. Parliamo quindi di Sri Lanka <3
I primi abitanti dell’isola, tra storia e leggenda
È probabile che in passato l'India e lo Sri Lanka fossero collegati da un lembo di terra, che sarebbe stato sommerso dall'innalzamento delle acque intorno al 5000 a.C.
I primi abitanti dello Sri Lanka, i veddah o wannivala-aetto, che significa “abitanti della foresta”, erano cacciatori-raccoglitori che vivevano delle ricchezze naturali dell'isola. La loro origine è in gran parte incerta, ma generalmente gli antropologi ritengono che discendano da popolazioni emigrate dall'India, e forse dal Sud-est asiatico, e che si siano insediati sull'isola già nel 32.000 a.C.
Il primo regno documentato dell’isola è quello di Vijaya, un principe dell'India del Nord che venne cacciato dal suo paese e approdò sulla costa occidentale dello Sri Lanka, stabilendosi ad Anuradhapura nel VI secolo a.C.. Secondo la leggenda, aveva un leone per nonno e un padre con le zampe di leone che aveva sposato la propria sorella. Vijaya e i suoi approdarono nei pressi dell'attuale Mannar proprio il giorno in cui il Buddha raggiunse l'illuminazione. Poco dopo il principe incontrò Kuveni, una regina veddah, descritta sia come una perfida sovrana sia come una seduttrice. Kuveni conquistò Vijaya assumendo le sembianze di una sedicenne, gli consegnò la corona, al suo fianco partecipò allo sterminio del suo stesso popolo ed ebbe due figli da lui. In seguito però Vijaya la ripudiò e fece arrivare una principessa dal regno tamil di Pandya, nell'India del Sud. Nel I secolo a.C., dall'India arrivò il buddhismo, che trasformò radicalmente li regno di Anuradhapura, dando probabilmente origine all'attuale cultura singalese.
La principale fonte storica di questo racconto è il Mahavamsa, un poema epico in lingua pali scritto nel V secolo d.C. e tragicamente predittivo dei corsi e ricorsi della storia successiva dello Sri Lanka, intrisa di scontri intestini tra singalesi, tamil e hindu, che esplosero fino al genocidio dei tamil, dopo l’arrivo dei coloni europei.
Per l'origine di ogni sito storico, ogni edificio religioso e perfino per i nomi dei villaggi sembrano esserci storie contrastanti che, nel corso degli anni, si sono fuse con i miti religiosi e le leggende locali, a loro volta divergenti. Il risultato finale viene spesso utilizzato come dimostrazione del fatto che l'isola è la patria di un unico gruppo etnico - e naturalmente ognuno è convinto che si tratti del proprio.
Ryan Ver Berkmoes
L’albero più antico del mondo
Nel III secolo a.C., grazie agli emissari dell'imperatore indiano Ashoka, dall'India arrivò il buddhismo. Devanampiya Tissa fu il primo re a convertirsi nello Sri Lanka, dando origine ai legami tra stato e religione buddhista.
La figlia di Ashola, la monaca buddista Sanghamitta Maha Theri, portò ad Anuradhapura un ramo dell'albero sotto la cui protezione Buddha raggiunse l'illuminazione, sulle rive del fiume Neranjana a Bodhgaya, in India. Questo evento conferì all'albero originale lo status venerato di Bodhi Tree, e attirò il pellegrinaggio dei devoti già durante la vita di Buddha. Lo stesso destino spettò al nuovo albero generato dal suo ramo.
Il ramo di Sanghamitta fu piantato da Devanampiya Tissa nel Parco Reale ad Anuradhapura nel 288 a.C., diventando il Jaya Sri Maha Bodhi. L'albero è stato custodito e protetto da monaci buddisti e re devoti, circondato da statue, canali d'acqua, recinzioni dorate e mura. Oggi è considerato l'albero piantato dall'uomo più antico del mondo1.
La presenza buddhista in Sri Lanka si rafforzerà sempre di più con il passare del tempo: i monaci singalesi hanno dato un contributo fondamentale alla trasposizione per iscritto degli insegnamenti orali e hanno visto la luce qui anche manuali sugli insegnamenti del Buddha che sono diventati parte del canone del buddhismo theravada, quello più diffuso in Sri Lanka, Thailandia, Cambogia, Birmania e Laos.
In Sri Lanka è anche custodita una reliquia del Buddha, il famoso dente, con una sua storia molto controversa che spesso è stata legata agli sviluppi politici del paese. Tutt’oggi visitare i templi buddhisti è una delle esperienze più affascinanti che si possono fare in Sri Lanka, anche se devo ammettere che il Tempio del Dente a Kandi ci ha lasciato un po’ frastornati, mentre il Tempio d'Oro a Dambulla, costruito nella roccia nel primo secondo a.C., è indimenticabile.









Scoperte inaspettate e pietre preziose
Nei secoli successivi, con il declino delle capitali del nord e la successiva migrazione dei singalesi verso sud, una vasta fascia di giungla separò gli insediamenti tamil lungo la costa settentrionale da quelli singalesi situati nell'entroterra meridionale. Questa barriera naturale è alla radice della dicotomia etnica che avrebbe lacerato lo Sri Lanka.
Nel VII secolo d.C. arrivarono sull’isola nel cuore dell’Oceano Indiano anche i mercanti arabi, introducendo la nuova religione islamica. Le merci più richieste erano cannella, avorio e gioielli. Addirittura, i musulmani chiamavano lo Sri Lanka con il nome di Serendib, che significa “Isola dei Gioielli” in arabo. Da questa parola deriva il termine “serendipity”, l’arte di fare scoperte piacevoli e inaspettate, mentre si sta cercando altro2.
La reputazione dello Sri Lanka nel settore dei gioielli è tuttora considerata eccellente a livello internazionale, soprattutto per la qualità e la bellezza delle sue pietre preziose, l'abilità artigianale nella loro lavorazione e l'impegno verso pratiche sostenibili e etiche.
Non sono mai stata una grande appassionata di pietre preziose, e lo sono ancora meno dopo aver visto il documentario Nothing Lasts Forever, che meriterebbe una newsletter a parte. In estrema sintesi: non c’è niente che abbia valore se non siamo noi ad attribuirglielo. Ma sui meccanismi di attribuzione del valore, il marketing di De Beers è davvero imbattibile. Io personalmente ho deciso di attribuire un grande valore a un anello d’argento con incastonata una Blue Moonstone, una gemma tipica dello Sri Lanka.
La “pietra di luna blu” è una varietà di feldspato molto apprezzata per un caratteristico effetto ottico, noto come “effetto schiller", che si manifesta come una luce fioca e fluttuante che sembra muoversi all'interno della pietra, creando un bagliore etereo che ricorda il chiaro di luna. Quando la pietra di luna blu è tagliata e lucidata, questo effetto è particolarmente pronunciato, rendendola molto ricercata per la creazione di gioielli. Io ne ho trovata una a Galle, dove infatti risalgono i primi insediamenti musulmani, da un artigiano locale: nonostante sia grezza, e quindi anche molto economica, mi ha fatto impazzire appena l’ho vista.
Dopo l’acquisto, chiedo a Chat GPT se a questa pietra è riconosciuto tradizionalmente qualche significato in particolare. Mi dice: intuizione e creatività, protezione per i viaggiatori, equilibrio emotivo, cicli e cambiamenti. È mia!
Il colonialismo europeo e le conseguenze a lungo termine
Con l’arrivo dei portoghesi, nel 1505, i musulmani furono costretti a rifugiarsi nell’entroterra, e molte comunità costiere si convertirono alla nuova fede. Il rifiuto del cristianesimo veniva punito con massacri e distruzione dei templi locali. I buddhisti si rifugiarono invece a Kandy, che assunse il ruolo di roccaforte della fede buddhista.
Nel 1602 arrivarono gli olandesi, che tentarono invano di conquistare Kandy, con cui alla fine firmarono un trattato che permise la costruzione di un sistema di canali lungo la costa occidentale per trasportare le spezie. Il sistema legale dell’epoca olandese è tuttora parte integrante dell’ordinamento giuridico dello Sri Lanka.
Nel 1815 gli inglesi riescono dove olandesi e portoghesi avevano fallito e per la prima volta l’intera isola è sotto la dominazione di un’unica potenza europea (nel frattempo i Paesi Bassi erano stati conquistati dalla Francia, perdendo presa sulle colonie).
A partire dal 1870 circa, le piantagioni di caffè e gomma furono in gran parte sostituite da quelle di tè, ma i singalesi si rifiutarono di lavorare nella piantagioni. Gli inglesi fecero arrivare quasi un milione di braccianti tamil provenienti dall'India del Sud, e la composizione demografica dell'isola cambiò drasticamente3.
Il XX secolo vide rafforzarsi il nascente movimento nazionalista dello Sri Lanka: gli hindu e i buddhisti dell'isola cominciarono a impegnarsi per modernizzare i loro sistemi di credenze, sulla scia del colonialismo europeo, e allo stesso tempo per difendere la cultura tradizionale dall'impatto dei missionari cristiani.
Nel 1931 fu approvata una nuova costituzione che finalmente incluse i leader dell'isola nel processo legislativo parlamentare e concesse il suffragio universale. Però né i leader politici singalesi né quelli tamil diedero pieno sostegno alla costituzione redatta prima dell'indipendenza, e questo atteggiamento preludeva in qualche modo ai problemi che sarebbero esplosi negli otto decenni successivi.
L'India ottenne l'indipendenza nel 1947; lo Sri Lanka il 4 febbraio 1948. Nel 1959 Sirimavo Bandaranaike assunse la carica del defunto marito e divenne la prima donna al mondo a ricoprire l’incarico di primo ministro (e venne rieletta più volte fino alla morte nel 2000).
Durante la dominazione coloniale britannica, i tamil avevano imparato un ottimo inglese, per cui erano in maggioranza nelle università e nei servizi pubblici, cosa che aveva creato un certo risentimento da parte dai singalesi, soprattutto durante il rallentamento dell'economia negli anni '50. Molti partiti politici facevano leva sul fatto che i singalesi temevano che la loro religione, lingua e cultura venissero travolte dagli indiani, considerati gli alleati naturali dei tamil dello Sri Lanka. I tamil, la cui identità hindu si era rafforzata poco prima dell'indipendenza, iniziarono a sentirsi a loro volta nella posizione di una minoranza minacciata.
La legge Sinhala-only [approvata nel 1956 dal partito nazionalista singalese appena salì al potere] privò dei diritti politici la popolazione di lingua tamil dello Sri Lanka di religione hindu e musulmana: quasi il 30% degli abitanti del paese da un giorno all'altro perse l'accesso ai servizi e ai posti di lavoro governativi. Anche se le tensioni covavano sotto la cenere già dalla fine del dominio coloniale, fu questa decisione a segnare l'inizio del conflitto etnico nello Sri Lanka.4
La reazione dei tamil dello Sri Lanka fu quella di iniziare a vagheggiare l'istituzione di uno stato tamil indipendente chiamato Eelam (“Terra Preziosa”) e negli anni Settanta nacque il Liberation Tigers of Tamil Eelam, ovvero “Tigri di Liberazione della Patria Tamil”. Le due parti si radicalizzarono sempre di più: un gruppo di singalesi diede fuoco alla biblioteca di Jaffna nel 1981; durante una rappresaglia delle Tigri morirono 13 soldati, e nel 1983 il mondo assistette a un massacro dei tamil a Colombo che inaugurò il Black July: 3000 tamil vennero massacrati in modo brutale e molte zone a maggioranza tamil rase al suolo, di fronte all’inerzia del governo.
Non ha senso che io ripercorra qui l’escalation di violenza, attentati e stragi che hanno insanguinato la terra dello Sri Lanka. Ci tenevo però a non trascurare questo tragico passato, che chi è interessato può approfondire per esempio con la lettura di When Memory Dies di Ambalavaner Sivanandan, una saga famigliare che racconta la crisi etnica e il suo impatto sulla vita delle persone, e Only Man Is Vile di William McGowan, un resoconto incisivo delle violenze etniche in Sri Lanka.
La guerra civile e la fine dei Tamil
L’escalation è arrivata fino alla guerra civile degli Novanta, quando le forze di pace si ritirarono e lo scontro tra l’LTTE e il governo dello Sri Lanka si intensificò di nuovo. Solo nel 2002 una missione di pace norvegese riuscì a far siglare alle due parti un accordo sul cessate il fuoco, ma nel 2003 gli Stati Uniti inserirono l’LTTE nell’elenco delle organizzazioni terroristiche straniere, una mossa che fece molto discutere. All’inizio del 2004 la situazione degenerò di nuovo e i norvegesi lasciarono il paese.
Nel dicembre dello stesso anno, il paese fu devastato dallo tsunami che colpì l’Oceano Indiano: morirono più di 225.000 persone in 14 paesi, 30.000 in Sri Lanka. La scrittrice Sonali Deraniyagala racconta quei giorni nel libro Onda. Era lì anche Emmanuel Carrère, che ne parla in Vite che non sono la mia e Yoga5.
Lo scontro etnico sopravvisse allo tsunami: nel 2008 il governo si ritirò dal cessate il fuoco, determinato a raggiungere una soluzione militare. L'Alto Commissario dell'ONU per i Diritti Umani, Navi Pillay, accusò entrambi gli schieramenti di crimini di guerra, ma la comunità internazionale restò fondamentalmente inattiva.
Il conflitto terminò solo a maggio 2009, quando il governo singalese conquistò l’ultimo tratto di costa rimasto in mano all’LTTE e ne uccise i leader.
Un mese in Sri Lanka
Con la fine della guerra il paese ha cambiato faccia repentinamente, grazie ai piani di prestiti e investimenti della Cina, con un tasso di aumento della presenza di turisti che aumenta del 20% ogni anno.
Per me e Fabio lo Sri Lanka è stata un’esperienza meravigliosa: scorribande tra le città vecchie, il surf a Weligama, volontariato a Tangalle. Lì abbiamo dovuto ridefinire molti aspetti della nostra vita quotidiana: elefanti che ti attraversano la strada, coccodrilli nei canali, sveglie all’albe con una sinfonia di versi di animali di tutti i tipi, convivenza quotidiana con varani, scimmie, volpi volanti e scarafaggi enormi, saltuariamente tutti nostri coinquilini. Non è stata poi così dura: l’abbiamo presa con meraviglia, appunto, e ci siamo lasciati andare in un mondo non contaminato dai nostri preconcetti (per darvi un’idea della bellezza, qui un video della laguna di Tangalle e qui qualche scorcio del tragitto in treno Kany-Ella, 140 km in 9 ore…).
La generosità e la gentilezza del popolo dello Sri Lanka ci hanno fatto sempre sentire benvenuti e hanno toccato profondamente i nostri cuori. Come faccio a non consigliarvi di andarci?
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Si intende con una data di piantagione conosciuta e una storia documentata.
Attraverso diversi passaggi: il termine inglese “serendipity” fu coniato nel 1754 dallo scrittore Horace Walpole, che lo trasse però dal titolo della fiaba araba The three princes of Serendip, ambientata in Sri Lanka.
La popolazione attuale dello Sri Lanka nel 2024 è di circa 21,927,407 persone. Secondo l'ultimo censimento del 2012, i Tamil dello Sri Lanka rappresentavano l'11,2% della popolazione, mentre i Tamil indiani costituivano il 4,2% (Fonte: Sri Lankan Tamils and human rights)
L’edizione Lonely Planet di Sri Lanka del 2018 riporta questa sintesi delle complesse vicende politiche del periodo, che mi sembra valida. Gli autori sono Anirban Mahapatra, Berkmoes Ryan Ver, Bradley Mayhew, Iain Stewart.
Esattamente qui sento la mancanza della mia libreria fisica, da cui estrarrei quei due bellissimi Adelphi alla ricerca delle citazioni adeguate. Mi pare che in Yoga Carrère racconti un episodio in cui i monaci singalesi continuano le loro pratiche religiose indifferenti allo tsunami, con una integerrima coerenza spirituale, ma a scapito della compassione umana, da cui nascono spunti per un confronto interculturale molto interessante. Se qualche buon’anima ha il libro e mi vuole mandare la foto della pagina apprezzerei molto. Ma potrei anche ricordare male.
Che racconto ricchissimo 😍
Che belle foto e che bel posto!