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Avatar di Paola Natalucci

Per me Tokyo è una città molto importante. È stata la prima città nuova dove sono andata, da sola, quando abitavo a Bangkok e uscivo da una separazione che mi aveva lasciata esanime, e soprattutto, malinconica e riflessiva.

A Bangkok c'è poco spazio, per il silenzio, la riflessione, l'autoascolto. È una città che si ha i suoi lati più oscuri, ma di fatto è animata da una cultura che lascia poco spazio alla malinconia.

E penso che dovrei proprio scrivere un numero, sul disallineamento dell'essere triste quando vivi ai Tropici :)

A Tokyo ci sono andata da sola in un momento in cui vivevo tra vita, rumore e colori, e invece avevo bisogno di silenzio, di fiori delicati di primavera e di una sensazione di sicurezza che in quel momento specifico Bangkok non sapeva darmi.

E niente, dopo quella volta a Tokyo ci sono tornata altre tre volte, sempre da sola. Credo non ci siano altre città che mi abbiano fatto sentire più "portata", più tranquilla, di Tokyo. Sono passati dieci anni, quasi, dal primo giro, e poco meno dai secondi e terzi. Sarebbe bello vedere come mi risuonerebbe ora — perché oltre che le città, siamo anche noi che cambiamo.

Grazie di questo post. Che bello seguirti, Daria

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Avatar di Alessandra Nitti

Il mio primo contatto con il Giappone l'ho avuto atterrando a Osaka dalla Cina (a Tokyo ci sono andata una decina di giorni dopo e mi ero già ambientata). È stato... terribile. Le metropoli cinesi sono un posto davvero difficile da vivere, ma ti fai le ossa da viaggiatore come in nessun altro posto. C'è sempre gente, c'è sempre rumore, di notte passano macchinine che fanno suoni assurdi, di giorno è zeppo di megafoni di propaganda, anche nei parchi, la gente urla, ti spinge, le macchine provano a buttarti sotto, le commesse battono le mani per attirarti nei loro negozi con la musica a palla, c'è odore di fritto e di chou doufu (tofu puzzolente) ovunque, la gente ti starnutisce in faccia in metro e scatarrano di continuo (non sembra, ma amo la Cina!). Poi sono arrivata in Giappone e questa cosa mi ha colpito molto:

in Giappone mi sembrava di guardare un film. Succedevano cose che io vedevo da fuori, non mi coinvolgevano;

in Cina invece ci stai con tutti e cinque i sensi. A cui si aggiunge uno squilibrio mentale che però ti fa immergere totalmente, nel bene e nel male, in quel magnifico Paese.

Devo anche dire che dopo una decina di giorni, mi sono iniziati a piacere il silenzio, l'ordine e la pulizia del Giappone ahahhaha

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