Ho risposto, con enorme tormento, l'autodeterminazione dei popoli - non perché non creda nell'universalità dei diritti umani, ma perché credo che sia importante che ogni popolo abbia l'opportunità di arrivarci nel suo modo. Credo che abbiamo assistito molte volte ai danni provocati dall'imposizione di un risultato, e a come questo approccio abbia generato una visione dei sud del mondo come "non ancora nord" invece che come luoghi dove esiste NEL nostro tempo un modo diverso, radicalmente diverso, di interpretarlo. È una questione estremamente interessante e molto spinosa, spesso purtroppo si finisce con il considerare una cultura come avanzata o retrograda adottando un solo parametro e ignorandone una marea di altri, e credo che questo sia uno dei problemi principali dell'approccio colonialista ai diritti umani.
“Credo che sia importante che ogni popolo abbia l'opportunità di arrivarci nel suo modo”: mi ritrovo perfettamente su questo punto, anche se si collega a un interrogativo inquietante per come provocatoriamente si può formulare, che è: “…E se non ci arrivano da soli?”, che ovviamente presuppone condizioni di partenza diverse; e un’altra grossa domanda: arrivare dove?
E infatti mi torna molto quello che dici sul
rendersi conto che esiste nel nostro tempo un modo diverso: hai colto perfettamente un implicito che forse è anche addirittura una delle ragioni per cui sono partita… Invece di giudicare subito il diverso da noi, anche quando proprio contrario ai nostri valori, si può provare ad allargare o a moltiplicare le visioni, perché no arrivando anche a cambiare la propria o almeno a criticare una visione progressista ad ogni costo che oggi più che mai mostra di non funzionare.
Capire che cosa è per noi negoziabile e che cosa no, quindi tirare una linea, è un grande esercizio, come quello di capire quanto è mobile o convenzionale anche quella linea.
Ciao Daria! Bel dilemma, non c’è che dire😜 personalmente credo che sia più importante fornire gli strumenti per raggiungere la libertà di scelta (educare anziché imporre). La cosa fondamentale, sempre secondo me, è accertarsi che in caso di rifiuto di indossare gli anelli, le donne non siano a rischio di persecuzione (incarcerazione o altro, come avviene per il velo per esempio). Inoltre, mi accerterei che la pratica, seppur non sana da un punto di vista medico, non impedisca alle donne una vita serena e autodeterminata (come invece è il caso delle mutilazioni genitali, per fare un esempio estremo). Mentre per quanto riguarda la visita del campo, io farei delle ricerche per vedere se effettivamente i miei soldi vadano a beneficio delle persone al suo interno. Sempre per fare un esempio estremo, non visiterei la Corea del Nord visto che i (molti) soldi che costa il visto finirebbero nelle tasche sbagliate. Ovviamente non è possibile trovare una soluzione definitiva a questi dilemmi ma è sicuramente interessante rifletterci su. Grazie ❤️
Ciao Marta, grazie della riflessione, è molto utile “spacchettare” il problema e stabilire delle soglie da non oltrepassare invece di vedere tutto nero o bianco (una precedente me avrebbe urlato “diriiiittiiii” e basta, ma ora sto lavorando su una comprensione più “complessa” che valuta diverse condizioni).
Sicuramente la via dell’educazione è la migliore, anche se a livello di scelte individuali non è sempre una strada che possiamo offrire.
Informarsi invece sulle specificità che citavi , almeno secondo me, è una cosa che ognuno di noi può impegnarsi a fare.
Peraltro molto chiari tutti gli esempi che hai fatto, mi trovi d’accordo su tutta la linea
Io ho vissuto quattro anni in Thailandia e non ci sono mai andata, né mi era mai venuta voglia di farlo quando ero nel paese da turista (nemmeno ora, che sono vicina, a Chiang Mai.)
Non ci sono mai andata perché mi sembra una mossa orientalista, perché mi sembrerebbe un po' di andare allo zoo degli umani, personalmente, e perché credo che la cosa più rispettosa sia lasciare spazio a questa società – perché pure dentro un recinto che non si può lasciare si sviluppano le società – e lasciare che le cose facciano il proprio corso.
Continuerebbero o meno a mettere gli anelli al collo queste donne, senza lo sguardo straniero e i soldi che porta a fare gola?
Cosa succederebbe se i turisti lentamente smettessero di andare a vederli?
Imploderebbe tutto, o verrebbero trovati altri metodi di sussistenza?
Se si vuole l'autodeterminazione dei popoli... Non è il caso di lasciarli respirare e avere spazio?
Quando lavoravo a Bangkok la mia assistente era una donna di quelle parti, che aveva avuto la possibilità di studiare e imparare l'inglese con borse di studio, e che resta una delle persone da cui più ho imparato nei miei anni di vita thai. Lei ha avuto la possibilità di scegliere, e ha scelto, diciamo così, "la modernità" perché le ha portato più libertà della vita tradizionale. Non lavoro più con lei da quasi sette anni e a Bangkok ci siamo viste di nuovo, la amo ❤️
Quante di queste donne ce l'hanno, la possibilità di scegliere che ha avuto la mia amica? Quanto contribuisce il turismo a offrire un'alternativa "facile" e veloce anche per le autorità rispetto al far dire alle istituzioni troviamo modi di fare studiare le persone, a lasciarle riflettere su cosa si vuole fare, al rendersi conto che non tutto deve per forza ripetere quel che è venuto prima, se non lo vogliono?
SCUSA IL PIPPONE dio santo, povera te, finisco sempre a farti i pipponi... E però tu fai domande troppo interessanti, eh!
Continua così, i nostri neuroni ti leggono con fatica e riconoscenza 🙈☀️
Ah poi volevo dirti w i pipponi, non scusarti! Non mi sembra vero di aver (ri)trovato un luogo su internet dove le persone hanno davvero voglia di confrontarsi 🥹
Grazie mille Paola! Punto di vista che aiuta moltissimo il tuo. Scrivo anche qui che io che sono andata, penso che non lo rifarei - o meglio farlo mi è servito, e non credo che riuscirei semplicemente a evitare la cosa, ma non ripeterei questa scelta. Perché c’è davvero pochissima tutela e pochissimo impegno di divulgazione della loro cultura, in quel campo, che mi sembrano presupposti irrinunciabili.
Io ci sono stata e mi sono posta la tua stessa domanda lì e in tanti altri posti, come la Guajira in Colombia e ho scritto una newsletter sul tuo stesso dilemma etico, siamo in sintonia 😊
ma certo l'avevo letta! l'avevo però anche catalogata in un altro dipartimento del mio cervello, perdonami la metafora tremenda, ma dalla lettura mi era arriva più l'immaigine di uno "human safari" forse troppo estremo che come uno "human zoo", nel senso che nel caso dei Padaung non sono esattamente liberi di uscire a parte casi speciali... Ma a parte i miei trip anche in quel caso il dilemma mi è chiaro, grazie! Io tuttora oscillo tra il "cosa ci sono andata a fare" e il "certe cose meglio vederle che ignorarle".
Ho risposto, con enorme tormento, l'autodeterminazione dei popoli - non perché non creda nell'universalità dei diritti umani, ma perché credo che sia importante che ogni popolo abbia l'opportunità di arrivarci nel suo modo. Credo che abbiamo assistito molte volte ai danni provocati dall'imposizione di un risultato, e a come questo approccio abbia generato una visione dei sud del mondo come "non ancora nord" invece che come luoghi dove esiste NEL nostro tempo un modo diverso, radicalmente diverso, di interpretarlo. È una questione estremamente interessante e molto spinosa, spesso purtroppo si finisce con il considerare una cultura come avanzata o retrograda adottando un solo parametro e ignorandone una marea di altri, e credo che questo sia uno dei problemi principali dell'approccio colonialista ai diritti umani.
“Credo che sia importante che ogni popolo abbia l'opportunità di arrivarci nel suo modo”: mi ritrovo perfettamente su questo punto, anche se si collega a un interrogativo inquietante per come provocatoriamente si può formulare, che è: “…E se non ci arrivano da soli?”, che ovviamente presuppone condizioni di partenza diverse; e un’altra grossa domanda: arrivare dove?
E infatti mi torna molto quello che dici sul
rendersi conto che esiste nel nostro tempo un modo diverso: hai colto perfettamente un implicito che forse è anche addirittura una delle ragioni per cui sono partita… Invece di giudicare subito il diverso da noi, anche quando proprio contrario ai nostri valori, si può provare ad allargare o a moltiplicare le visioni, perché no arrivando anche a cambiare la propria o almeno a criticare una visione progressista ad ogni costo che oggi più che mai mostra di non funzionare.
Capire che cosa è per noi negoziabile e che cosa no, quindi tirare una linea, è un grande esercizio, come quello di capire quanto è mobile o convenzionale anche quella linea.
Grazie degli spunti!
Ciao Daria! Bel dilemma, non c’è che dire😜 personalmente credo che sia più importante fornire gli strumenti per raggiungere la libertà di scelta (educare anziché imporre). La cosa fondamentale, sempre secondo me, è accertarsi che in caso di rifiuto di indossare gli anelli, le donne non siano a rischio di persecuzione (incarcerazione o altro, come avviene per il velo per esempio). Inoltre, mi accerterei che la pratica, seppur non sana da un punto di vista medico, non impedisca alle donne una vita serena e autodeterminata (come invece è il caso delle mutilazioni genitali, per fare un esempio estremo). Mentre per quanto riguarda la visita del campo, io farei delle ricerche per vedere se effettivamente i miei soldi vadano a beneficio delle persone al suo interno. Sempre per fare un esempio estremo, non visiterei la Corea del Nord visto che i (molti) soldi che costa il visto finirebbero nelle tasche sbagliate. Ovviamente non è possibile trovare una soluzione definitiva a questi dilemmi ma è sicuramente interessante rifletterci su. Grazie ❤️
Ciao Marta, grazie della riflessione, è molto utile “spacchettare” il problema e stabilire delle soglie da non oltrepassare invece di vedere tutto nero o bianco (una precedente me avrebbe urlato “diriiiittiiii” e basta, ma ora sto lavorando su una comprensione più “complessa” che valuta diverse condizioni).
Sicuramente la via dell’educazione è la migliore, anche se a livello di scelte individuali non è sempre una strada che possiamo offrire.
Informarsi invece sulle specificità che citavi , almeno secondo me, è una cosa che ognuno di noi può impegnarsi a fare.
Peraltro molto chiari tutti gli esempi che hai fatto, mi trovi d’accordo su tutta la linea
Grazie ancora! ✨
Io ho vissuto quattro anni in Thailandia e non ci sono mai andata, né mi era mai venuta voglia di farlo quando ero nel paese da turista (nemmeno ora, che sono vicina, a Chiang Mai.)
Non ci sono mai andata perché mi sembra una mossa orientalista, perché mi sembrerebbe un po' di andare allo zoo degli umani, personalmente, e perché credo che la cosa più rispettosa sia lasciare spazio a questa società – perché pure dentro un recinto che non si può lasciare si sviluppano le società – e lasciare che le cose facciano il proprio corso.
Continuerebbero o meno a mettere gli anelli al collo queste donne, senza lo sguardo straniero e i soldi che porta a fare gola?
Cosa succederebbe se i turisti lentamente smettessero di andare a vederli?
Imploderebbe tutto, o verrebbero trovati altri metodi di sussistenza?
Se si vuole l'autodeterminazione dei popoli... Non è il caso di lasciarli respirare e avere spazio?
Quando lavoravo a Bangkok la mia assistente era una donna di quelle parti, che aveva avuto la possibilità di studiare e imparare l'inglese con borse di studio, e che resta una delle persone da cui più ho imparato nei miei anni di vita thai. Lei ha avuto la possibilità di scegliere, e ha scelto, diciamo così, "la modernità" perché le ha portato più libertà della vita tradizionale. Non lavoro più con lei da quasi sette anni e a Bangkok ci siamo viste di nuovo, la amo ❤️
Quante di queste donne ce l'hanno, la possibilità di scegliere che ha avuto la mia amica? Quanto contribuisce il turismo a offrire un'alternativa "facile" e veloce anche per le autorità rispetto al far dire alle istituzioni troviamo modi di fare studiare le persone, a lasciarle riflettere su cosa si vuole fare, al rendersi conto che non tutto deve per forza ripetere quel che è venuto prima, se non lo vogliono?
SCUSA IL PIPPONE dio santo, povera te, finisco sempre a farti i pipponi... E però tu fai domande troppo interessanti, eh!
Continua così, i nostri neuroni ti leggono con fatica e riconoscenza 🙈☀️
Ah poi volevo dirti w i pipponi, non scusarti! Non mi sembra vero di aver (ri)trovato un luogo su internet dove le persone hanno davvero voglia di confrontarsi 🥹
Concordo 💙 a me Substack sta ricreando il piacere di leggere e scrivere online in forma lunga e in maniera civile!
Grazie mille Paola! Punto di vista che aiuta moltissimo il tuo. Scrivo anche qui che io che sono andata, penso che non lo rifarei - o meglio farlo mi è servito, e non credo che riuscirei semplicemente a evitare la cosa, ma non ripeterei questa scelta. Perché c’è davvero pochissima tutela e pochissimo impegno di divulgazione della loro cultura, in quel campo, che mi sembrano presupposti irrinunciabili.
Io ci sono stata e mi sono posta la tua stessa domanda lì e in tanti altri posti, come la Guajira in Colombia e ho scritto una newsletter sul tuo stesso dilemma etico, siamo in sintonia 😊
Linkala!! O la cerco ❤️
https://open.substack.com/pub/ilariagianfagna/p/il-punto-piu-a-nord-del-sud-america?r=2m57a0&utm_medium=ios&utm_campaign=post
ma certo l'avevo letta! l'avevo però anche catalogata in un altro dipartimento del mio cervello, perdonami la metafora tremenda, ma dalla lettura mi era arriva più l'immaigine di uno "human safari" forse troppo estremo che come uno "human zoo", nel senso che nel caso dei Padaung non sono esattamente liberi di uscire a parte casi speciali... Ma a parte i miei trip anche in quel caso il dilemma mi è chiaro, grazie! Io tuttora oscillo tra il "cosa ci sono andata a fare" e il "certe cose meglio vederle che ignorarle".