A Koh Phangan ti crescono i piedi
Il vero "segreto" per cambiare abitudini è cambiare ambiente
Well, well, well… Come andiamo?
Confesso che non apro il computer dall’ultimo invio di questa newsletter, il che per me è una enorme novità. Sono in viaggio da 111 giorni e sto iniziando a inoltrarmi in una fase psicologica successiva a quella della partenza, ovvero non sono più così fortemente attaccata alla mia identità di quitter, quella che ho cercato di scolpire elencando tutte le ragioni per cui dare le dimissioni e partire non è un colpo di testa.
La situazione itinerante che condivido con Fabio, il mio compagno, sta iniziando a essere per noi la nuova normalità: quello che ci definisce è sempre di più ciò che facciamo giorno dopo giorno, non ciò che eravamo prima.
Rispondo “sono un’insegnante di yoga” quando conosco persone nuove, e non sento per nulla l’esigenza di raccontare tutta la mia backstory lavorativa, a meno che non diventi davvero rilevante nella conversazione per ragioni diverse da quelle personali. Mi sono anche lasciata alle spalle tutta una serie di insicurezze rispetto a questa definizione: non pretendo da me stessa di essere la migliore, la preferita, la più preparata, pena auto-sminuirmi senza pietà, insomma mi sono liberata da quella gerarchia interiorizzata che misura il valore delle persone attraverso la comparazione e si alimenta del loro bisogno di riconoscimento della propria posizione in quella classifica, che sia lavorativa o affettiva. Insegnare è una bellissima esperienza di condivisione, è una relazione da cui, quando va bene, tutti ne escono migliori. Fine. Insomma, sono semplicemente felice e non mi serve altro: questa cosa è così nuova e bella che mi commuove.
Nuove abitudini
Nel libro Atomic Habits, James Clear sostiene che le abitudini non siano solo azioni che intraprendiamo regolarmente, ma azioni che riflettono chi crediamo di essere. Per modificare le proprie abitudini sarebbe quindi necessario cambiare prima la propria immagine e percezione di sé. Funziona anche al contrario: se cambi di colpo molte delle tue abitudini, come quando sei costretto a farlo da modifiche ambientali, ti ritrovi a essere una persona nuova.
Per esempio: non solo sono più felice, mi sono anche cresciuti i piedi! Calma calma adesso mi spiego... Da quando sono partita avrò indossato un paio di scarpe chiuse sì e no tre giorni, con il risultato che i miei piedi hanno trovato un loro spazio di espansione, non perché siano davvero cresciuti, ma perché a livello posturale si sono liberati della costrizione delle scarpe. Le mie potentissime SALOMON XA PRO 3D V9 in Gore-Tex, che avrebbero dovuto aiutarmi a superare chissà quali incredibili tempeste di ghiaccio, ora mi sono diventate piccole. Le ho regalate a una ragazza e ora possiedo solo un paio di flipflop (Birkenstock tarocche, sorry not sorry). Se non ti fanno schifo i piedi, I know it’s a thing, dai un occhio a Barefoot Universe per una buona divulgazione su temi legati alla podologia. Niente più shopping superfluo.
Ne Il potere delle abitudini, Charles Duhigg introduce il concetto del "Ciclo dell'Abitudine", composto da tre elementi: il segnale (un indizio che innesca un'abitudine), la routine (l'azione effettiva o l'abitudine) e la ricompensa (il beneficio derivato dall'azione). Secondo Duhigg, infatti, per cambiare un'abitudine, non è sufficiente volerlo. È necessario mantenere lo stesso segnale e la stessa ricompensa, ma cambiare la routine centrale. Questo approccio, oltre a richiedere una comprensione profonda dei propri comportamenti e dei fattori scatenanti, non considera l’opportunità di cambiamento di segnale e ricompensa. L’ambiente in cui viviamo non è altro che un set di abitudini standardizzate e condivise, che in qualche modo ci intrappola in cluster da cui è estremamente complicato uscire se l’ambiente non ti premia in modo coerente. Purtroppo, spesso, l’ambiente ti premia in modo contraddittorio: devi mangiare sano, ma non puoi fare l’asociale e rifiutare un aperitivo. Devi avere un corpo tonico, ma senza il tempo per coltivarlo. Devi smettere di fumare o bere caffè, ma sono le uniche categorie di pausa socialmente accettabili al lavoro (immagina: “Scusate esco un secondo a fare Prāṇāyāma…”).
Prendiamo la “dipendenza da social” come esempio di abitudine da cambiare: a me ora sta completamente passando la voglia di usare Instagram (ovviamente non devo più farlo per lavoro). Essendo una donna Pesci, nel 2020 ho aperto kundalini beat immaginando che fosse l’account della mia scuola di yoga, che (ancora!) non esiste, e in effetti per un po’ mi è servito a sentirmi meno sola nel coltivare una passione così grande. Ora che posso viverla in real life ha meno senso per me pubblicare regolarmente e online trovo molta più soddisfazione attraverso modalità di interazioni più lente, sfaccettate e profonde, piuttosto che rapide, bipolari e superficiali.
Questo non significa “lascio instaaagraaam!!!11!!” (la fantasia di aprire un giorno la mia scuola di yoga è più viva che mai, e dovrò farla conoscere in qualche modo). Significa solo che ultimamente nelle mie giornate il bisogno di consultare o pubblicare contenuti su Instagram sta scemando e ho notato che mi sento meglio. Mi sto disintossicando? E come ci sto riuscendo?
Il totale del tempo che trascorro online si è drasticamente ridotto, e la maggior parte di quel tempo lo trascorro su Substack - la piattaforma che mi permette di inviarti questa newsletter, ma che offre anche altri modi di interagire tra scrittori e lettori - dove tra l’altro siamo in parecchi a essere per così dire pieni di Instagram: a questo proposito ho molto apprezzato l’onestà intellettuale di Alessandra Nitti in
, che scava nei risvolti psicologici individuali dello scroll nell’articolo “Far fluire la creatività eliminando i social”.Nel gruppo di persone con cui sto studiando yoga, nessuno è su Instagram. Stiamo parlando di una dozzina di persone, dalla creative director newyorkese in digital detox all’insegnante di yoga che pratica in una comunità cattolica in Croazia, dalla ventenne botox-dipendente al maestro sikh. Nessuno1.
Quindi? Sono cambiati “i segnali”, sono cambiate “le ricompense”. È cambiato il contesto. Insomma, sarà anche la vecchia e cara peer-pressure ma funziona: volete una vita diversa? Frequentate chi la vive già.
Ora io e Fabio siamo a Koh Phangan, una meravigliosa isola nel Golfo di Thailandia - che sempre più chiaramente stiamo identificando come il paese dove veniamo a ripigliarci. Parliamo quindi di questo posto incredibile.
Oceano, Cascate e Full Moon Party
Se siete veri viaggiatori, sicuramente pensate che Koh Phangan non sia più quella di una volta. Io, quella volta lì che era vera, non ci sono stata.
Quello che posso dire è che è (ancora) un’isola dalla bellezza naturale mozzafiato: 168 km² di estensione, con il 70% del territorio montuoso, 36 spiagge bianche, mare con acqua cristallina e fauna marina, giungla lussureggiante con 11 fiumi e cascate nascoste, clima tropicale, costo della vita molto basso per gli occidentali. In piena fase di gentrificazione, sì.
L’isola affonda le sue radici in un mosaico culturale diversificato, pare infatti che sia stata inizialmente scoperta e occupata da cinesi e malesi2. Si può ragionevolmente supporre che Koh Phangan sia stata sotto l'influenza o il controllo thailandese da quando il Regno di Siam iniziò a consolidare il suo potere nella regione, che potrebbe essere stato intorno al XIII o XIV secolo, durante il Regno di Sukhothai e successivamente sotto il Regno di Ayutthaya. Il re Rama V visitò per la prima volta Koh Phangan nel 1893, segnando l'inizio di un sostegno significativo all'isola sotto la sua reggenza, che portò all'apertura della prima scuola e una serie di investimenti nei servizi sanitari e nello sviluppo delle infrastrutture. La tradizione e la spiritualità svolgono da sempre un ruolo centrale nella vita degli abitanti di Koh Phangan, molto orgogliosi di ben nove templi buddisti, che riflettono l'impegno etico della comunità. Oggi questa sua caratteristica si è rivelata ideale per attrarre persone in cerca di ritiri spirituali e riconnessione con la natura, yoga, meditazione e pratiche di guarigione olistica.
La storia è la solita: Koh Phangan ha iniziato ad attirare l'attenzione dei viaggiatori internazionali tra gli anni '70 e '80, quando flussi di backpacker da Europa, America e Australia in cerca di libertà espressiva giravano alla scoperta di paradisi incontaminati e li contaminavano venivano qui a fare festa. La spiaggia di Haad Rin è davvero magica quando c’è la luna piena, e le feste dedicate a Madre Natura in quei giorni hanno avuto particolarmente successo. Prima si è semplicemente pensato di iniziare a ripeterle ogni mese. Poi qualcosa è sfuggito di mano, perché ora non ci sono solo i Full Moon Party, ma anche i Black Moon Party, gli Half Moon Party… I Waterfall Party, i Jungle Party… L’isola ha iniziato a riempirsi di ogni tipo di attività, purché legata al concetto di healing, guarigione in senso olistico appunto. Durante e dopo il Covid, ai viaggiatori di passaggio hanno iniziato a unirsi tantissimi expat, soprattutto (nell’ordine) europei, australiani, nordamericani, israeliani e russi, che lavorano da remoto. Il risultato è un luogo di una bellezza naturale folle, con una popolazione internazionale ma particolarmente omogenea come mindset, e con tutti i servizi possibili e immaginabili.
Per capirci, cito3 solo alcune delle iniziative che ogni giorno riempiono l’agenda dei Phanganist (New Yorkers, levatevi!), allegramente condivise in un gruppo di Whatsapp che chiama tutta la comunità dell’isola a raccolta, gestito da autori che potrebbero serenamente firmarsi XoXo Gossip Girl:
Good Morning Phangan!🌴
We're diving deep into the heart of the week, where the true growth unfolds. With a full lineup of events on offer, there's a delightful blend of deep healing and a touch of cheeky fun. Dive in and find your vibe!
🌍👫 Manifest Festival: Healing Arts Workshops, Ecstatic dance & Music w/ Pyramid Yoga
🌸💑 Jade Egg Practice w/ Netta
🍃 The Art Of Shaolin
🥊🇹🇭 Muay Thai Class w/ Pee Nut
🕊️🌿 Embodied Intimacy w/ Gabriel & Nir
🤸🏻♀️ Handstand Class (All levels) w/ George
🧘♂️ Yin Yoga & Singing Bowls w/ Natnicha
🌿🌞🧘♂️ Hormone Health Workshop w/ mika
💨🍫🍵 Cacao & Breathwork Ceremony w/ Mona
₿ Bitcoin Awakening: Fix The Money, Fix The World w/ Satoshi
Mi fermo a Bitcoin Awakening. Già.
Che fine hanno fatto i thailandesi? Apparently, la maggior parte si è arricchita grazie al turismo. C’è una legge in Thailandia che impone agli stranieri che avviano un business qui di avere un socio thai al 51%. Quelli che sembrano thailandesi e rappresentano la principale fonte di mano d’opera sull’isola sono in realtà immigrati birmani. Ma sappiamo che cosa succede quando arrivano residenti con capacità di spesa molto più alta dei local: i prezzi schizzano alle stelle, parte della popolazione finisce per doversi spostare, l’identità culturale tradizionale è a rischio e bisogna monitorare gli impatti ambientali di un’edilizia galoppante. Eppure, mentirei se dicessi che qui, oggi, non è il paradiso.
Vivere (e combattere!) a Koh Phangan
Qui io sto studiando yoga e Fabio Muay Thai, con una routine che non ci saremmo potuti permettere da nessun’altra parte - e che invece ha permesso a Fabio di essere invitato dal suo allenatore a debuttare in un combattimento ufficiale da professionista, in programma il prossimo 24 aprile. Son soddisfazioni!
Il Muay Thai, l'arte delle otto armi, è uno sport da combattimento di origine thailandese che si è diffuso in tutto il mondo per la sua efficacia e per la sua ricchezza culturale. Si caratterizza per l'utilizzo combinato di pugni, calci, gomitate e ginocchiate, da cui il riferimento alle "otto armi" del corpo umano. È una disciplina a cui i thailandesi sono molto legati, non solo perché veniva praticato dai guerrieri thai come forma di difesa e attacco nelle battaglie, ma anche perché si è tramandato di generazione in generazione, arricchendosi di leggende, eroi popolari e figure storiche che hanno contribuito a forgiare l'identità di arte marziale.
Uno degli aspetti più emblematici del Muay Thai è il Wai Khru Ram Muay, una cerimonia tradizionale che precede ogni incontro in cui i fighter esprimono rispetto e gratitudine verso gli insegnanti (Khru) e gli antenati, eseguendo una danza che ha significati legati alla mitologia thailandese, con elementi da scene di guerra e di caccia. Questa danza, eseguita indossando ornamenti dal forte valore simbolico (il Mongkol, un cerchio di corda che viene indossato in testa, i Pra Jiad, braccialetti o fasce colorate indossate intorno al bicipite o al polso, il Paew Muay, una fascia di tessuto che viene annodata intorno alla vita), non solo serve a riscaldare il corpo prima del combattimento, ma rappresenta un pratica spirituale, nella quale il fighter si connette con la storia e ai valori del Muay Thai: difesa personale, coesione sociale e orgoglio nazionale, oltre che ai valori buddisti di pazienza, perseveranza e rispetto per gli altri.
Anche la musica gioca un ruolo fondamentale nelle competizioni di Muay Thai. Le melodie suonate con strumenti tradizionali come il pi chawa (una specie di oboe), i tamburi e i cimbali, accompagnano il ritmo del combattimento e ne intensificano l'atmosfera emotiva.
Oggi in Thailandia è lo sport più popolare, un po’ come il calcio in Italia: mette alla prova la forza fisica, ma anche la strategia, la resistenza e la disciplina mentale, con competizioni che si svolgono a livello internazionale e accolgono calorosamente anche atlete femminili - in passato, invece, si credeva che la presenza delle donne potesse contaminare il ring di combattimento.
Non ho trovato dati ufficiali sul giro d’affari, ma è in forte crescita: gli eventi di Muay Thai, che si svolgono regolarmente in tutto il paese, generano entrate da biglietti, vendite di cibo e bevande, merchandise, sponsorizzazioni… e scommesse. In Thailandia è infatti legale scommettere sugli incontri di Muay Thai (e sui combattimenti dei galli, ma questo è un altro discorso). Con l'avvento delle piattaforme di streaming online, i diritti di trasmissione degli incontri di Muay Thai hanno iniziato a contribuire in modo significativo all'economia dello sport.
Io me la faccio molto sotto sono molto emozionata per lui - mi raccomando fate il tifo! - possiamo dire che è un sogno che si realizza, il che comporta ovviamente un certo tipo di dedizione. Niente notti brave e consumi folli: anzi! A proposito di nuove abitudini, abbiamo una routine che inizia alle 6 di mattina, super salutista dal punto di vista nutrizionale, con al centro allenamenti sportivi e attività legate al benessere psico-fisico (non ho ancora detto massaggi Thai), oltre che il tramonto al mare come must have di fine giornata. Poi compriamo la frutta fresca nel banchetto sotto casa (mango, passion fruit, dragon fruit, ananas, watermelon… Tantissima coloratissima frutta a km zero), andiamo a letto presto e ripartiamo il giorno dopo.
Sia chiaro: alzarsi letteralmente all’alba, guardando il sole che sorge mentre il tuo corpo e il tuo respiro si risvegliano, è un’esperienza bellissima che ho sempre serenamente rimbalzato in favore del sonno e di una abbondante colazione appena sveglia. Non ho mai intenzionalmente desiderato questo cambiamento: è semplicemente successo, perché ci siamo spontaneamente integrati al contesto naturale e sociale di qui.
Whether you like it or not, your environment determines your behavior, and habits thrive in environments that were made for them.
Last but no least: ho completato il teacher training di Kundalini Yoga, il che significa che ora posso insegnare anche questo tipo di pratica energetica, con cui ho una relazione profonda e molto personale.
Presto ne parlerò in modo approfondito, intanto qualche foto della cerimonia di diploma ❤️
Certo non si tratta solo di umori individuali, c’è una crisi cronica e sistemica che sta diventando acuta con l’irruzione dell’intelligenza artificiale. “Is Social An Enduring Category or Just a Phase?” e poi non ne parliamo più.
Fonte: Phanganist
Giuro che è tutto vero, evito di specificare inutilmente orari e location, ma questa è solo una piccola frazione di eventi organizzati in una singola giornata, ed è così tutti i giorni.
Innanzitutto complimenti per il diploma e spero un giorno di praticare yoga nella tua scuola! Sono molto felice per la tua nuova vita felice e la sveglia alle 6am. Anche a me è successa la stessa cosa viaggiando, ho cominciato ad andare a dormire presto e svegliarmi presto (con frutta, yoga e vita salutare annessa) e a cambiare naturalmente il mio ritmo, a fare solo poche cose al giorno, bello bello bello! Poi Instagram sta veramente antipatico a tutti, anche perché da un lato non voglio snaturare il mio stile per avere più follower, nè sono una videomaker, quindi è difficile trovare una quadra, mentre Substack è più amichevole e meno competitivo!
Congratulazioni per il diploma ♥️ e penso ci sia un legame tra lasciare i piedi liberi (io sto più che posso a piedi nudi, in estate a Palermo anche esco di casa a piedi nudi se devo restare in zona mare) e il fluire del pensiero e della propria natura.
Non so se è una mia impressione ma nuovi frammenti di Daria escono fuori a ogni episodio di questa newsletter, merito delle Birkenstock tarocche!
Buone lune amica